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Caiazzo

Una leggenda narra che Calata figlia di Tifata, amata da Volturno, per sfuggire all’ira del padre Giove si recò in questo luogo e vi fondò una città.

 

Anticamente si chiamava Kahata, poi Kaiatia, successivamente Caiatia e, infine, Caiazzo.

 

Cittadina in buona posizione tra la media e la bassa valle del Volturno, al centro di una fertile zona agricola di bassa collina, fu un centro sannitico, quindi municipio romano. Del territorio di Caiatia facevano parte anche i paesi di Piana di Monte Verna (già Piana di Caiazzo) e Castel Campagnano.

 

                           Nella tradizione manoscritta degli storici antichi Caiatia viene                             spesso confusa con Calatia, nome dell’attuale Maddaloni (CE).

 

                           Caiatia era un’antica città sannitica dei Caudini, posta su una                             breve catena di colline il cui centro antico corrisponde a quello                             dell’odierna Caiazzo. La città e l’arce che la domina da                                   notevole altezza sono circondate da una cinta fortificata, che presenta in alcuni tratti un’opera poligonale relativamente curata. Sembra ovvio che la sua costruzione sia stata determinata dall’esigenza di contenere un abitato. Infatti Caiatia si trovava al centro di una fertile zona agricola e dominava l’incrocio delle vie di comunicazione più agevoli tra Capua, Allifae e Telesia; da questo territorio proviene materiale dell’età del bronzo e materiale protostorico dell’VIII secolo a.C.

Fa parte di una zona in cui l’urbanizzazione è in diretto rapporto con la progressiva romanizzazione, la quale peraltro non coincide con lo stato giuridico. Dell’abitato d’età romana all’interno delle mura, restaurate ed in parte rifatte in età anche successiva alla guerra sociale, rimangono resti di un edificio pubblico in opera laterizia inseriti in costruzioni medievali e di cisterne, tra cui quella sotto la piazza G.Verdi, corrispondente al Foro, nonché nuclei di ville nel territorio circostante.

Caiatia fu abitata fin dalla preistoria come testimoniato da numerosi ritrovamenti archeologici. Fu però fondata con molta probabilità dagli Opici che sfruttarono al meglio la felice posizione geografica di cui ancora oggi può godere. Fu abitata dagli Etruschi prima di essere conquistata dai Sanniti nel 431 a. C. Il console romano Giunio Bubulco la conquistò durante la seconda guerra sannitica, anche se poi, con la città di Capua, si ribellò a Roma durante la guerra sociale. Dopo la conquista sillana divenne prima colonia e poi municipium, infine sede di una zecca che batteva moneta.

La tradizione vuole che nativo di Caiatia fosse il due volte console Aulo Attilio Caiatino, conquistatore di Palermo (l’antica Panormum ) nel 254 a. C., e dittatore nel 249 a. C.

A.A, Caiatino coniò perfino tre monete, d’argento e di bronzo. Su tutte vi erano simboli di guerra come la testa galeata con la scritta ‘’Roma’’, una nave o un carro trionfale guidato da un uomo togato e trainato da quattro elefanti sormontato da una mano destra che stringe una corona d’alloro.

Le iscrizioni invece riportavano il nome Calatinus o A. Attila A.F.C.N. cioè Aulus Attilius,Aulis Filius, Caij NeposCalatinus.

Cicerone tre volte fa il suo nome: nel De Legibus, nella De Senectute e nell’orazione Pro Cneo Placcio. E si esprime così: ‘’ Quanto auctoritas fuit in A. Atilio Caiatino’’.

Fu proprio per questa grande autorità che non sono mancati coloro che hanno cercato di togliere questa gloria a Caiazzo, città che aveva ospitato un ramo intero della gente Attilia.

Il nucleo cittadino dell’antica Caiatia, in particolare l’acropoli, corrisponde oggi al perimetro di un castello longobardo, ma è ancora oggi facilmente intuibile il contorno delle mura difensive in opera poligonale databili al IV sec. a. C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Del periodo romano è una cisterna databile al II sec. d. C. Si tratta di due grandi ambienti di forma rettangolare, orientati verso Nord-Ovest e comunicanti tra loro. La volta è a botte e realizzata in calcestruzzo. Le pareti, invece, sono rivestite dalla malta idraulica. Una recente opera di ripulitura dagli ambienti ha permesso di riportare alla luce l’antico pavimento in cocciopesto oltre all’innesto del tubo di piombo che permetteva la fuoriuscita dell’acqua che arrivava direttamente dall’acquedotto del Formale e che serviva a rifornire Caiatia. All’interno della cisterna l’acqua arrivava attraverso una piccola fenditura che presenta tracce d’incrostazioni calcaree. Attraverso un pozzo, la cisterna era collegata alla piazza del foro cittadino.

L’acquedotto, di cui è incerta la data di costruzione e che alimentava la cisterna, riforniva d’acqua anche importanti ville romane che si trovavano lungo la strada che da Caiatia portava alle città di Alife e Telesia. Le fistole di piombo dell’acquedotto erano seminterrate. L’acqua arriva anche a rifornire una fontana detta della Fistola, costituita da una bocca a forma di mascherone realizzato in calcare bianco.

Del periodo romano restano poi scarse testimonianze archeologiche se si escludono le numerose epigrafi sepolcrali e un’iscrizione che informa sull’erezione di parapetti di sostegno nell’area del foro per iniziativa di un non altrimenti noto Marco Gavio.

La città moderna conserva piuttosto bene la struttura dell’urbis romana.

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